per Via Normale, da Rifugio Flora Alpina
La Punta del Formenton è una delle cime che coronano la Valfredda, e attira inevitabilmente lo sguardo, per la forma particolare con cui si presenta, in particolare per l'abbinamento alla vicina torre.
La salita alla cima, poco frequentata, è un itinerario per pochi intenditori. Sono necessarie infatti un'ottima dimestichezza con l'arrampicata su roccia friabile, una buona capacità di orientarsi su percorsi poco segnati, e passo sicuro nei tratti esposti.
Si raccomanda l'utilizzo di corda, martello e chiodi, per proteggersi lungo la parte più esposta della cengia iniziale.
Nota dell'autore: Ringrazio molto gli amici Armando, Dario e Francesco, che hanno condiviso con me questa avventura e che compaiono in svariate fotografie.
Si può parcheggiare su un'ampia piazzola a lato della stradina asfaltata che, dopo aver deviato dalla SS346, conduce verso il Rifugio Flora Alpina.
Si prende il sentiero 607 per la Valfredda. Dopo 15-20 minuti si incontrano già le prime baite, di cui è costellata la valle:
Si prosegue, attraversando il torrente su un ponticello, e seguendo le indicazioni per la Forca Rossa prima, poi per La Banca. Si raggiunge così, dopo circa un'ora dalla partenza, dopo aver attraversato un altro ponticello, un crocefisso:
E subito dopo un'indicazione per La Banca, che si segue:
Ci si dirige verso la Punta del Formenton, sempre ben visibile, mirando dritti alla base dei ghiaioni (traccia sottile sulla mappa), oppure seguendo per un tratto il sentiero per la Forca Rossa. Il secondo percorso è più agevole, sebbene leggermente più lungo. In ogni caso, occorre ad un certo punto lasciare il sentiero e puntare al ghiaione:
Si risale liberamente il faticoso ghiaione, puntando a raggiungere la Forcella della Banca di Valfredda, situata a destra della Punta del Formenton:
L'ultima parte dell'avvicinamento si svolge salendo lungo una traccia più visibile, segnata da ometti:
Dopo due buone ore dalla partenza, si raggiunge la forcella. Qui lo sguardo si apre a nord, verso il Monte Fop e la parete sud della Marmolada, e in basso nella valle si scorge il Rifugio Falier.
Questo è l'attacco della via; è già possibile, a sinistra, vedere l'evidente cengia che dovrà essere percorsa:
Il tracciato seguito dall'autore e compagni di cordata, disegnato su una foto scattata dal Monte La Banca (foto di Francesco):
Si percorre la cengia, inizialmente con facilità, ma comunque con molta attenzione:
Si raggiunge in breve un punto più esposto. Qui conviene attrezzare un punto di sosta con un paio di chiodi, e proseguire legati:
La cengia prosegue assecondando la forma della parete; uno stretto canale che la interrompe costringe ad una spaccata per poter proseguire. Più avanti, in corrispondenza di un canalone più profondo, la cengia ne aggira lo spigolo e vi entra dentro, in discesa:
Dopo un paio di passaggi non agevoli si raggiunge un buon punto di sosta:
Nota dell'autore: Durante la nostra salita, per attraversare questo tratto, abbiamo usato 30 metri di corda da sosta a sosta, due chiodi per la sosta iniziale, altri due di via, e altri due per la sosta finale. Risulta molto difficile comunicare a voce tra i due punti di sosta.
Si prosegue ancora lungo la cengia, ora più facile, ma sempre meno evidente. Occorre a questo punto individuare un buon punto in cui piegare a sinistra, per puntare alla vetta. Una possibilità invitante è rappresentata da un canale che sale tra uno sperone e una caratteristica roccia a funghetto:
Si sale su roccette di II grado; si superano dei massi incastrati, con un passo di III, su roccia discreta, poi si prosegue liberamente su rocce friabili di II grado fino alla vetta:
Stesso percorso dell'andata.
■ gb, 2013-08-31
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