alla diga del Vajont
La ferrata della memoria é una bella ferrata, non banale ma sempre ben protetta, che alla spettacolarità dell'ambiente della gola del Vajont, unisce un aspetto commemorativo per quella che é stata una delle più grandi catastrofi ambientali causate dall'uomo.
La sera del 9 ottobre 1963, una colossale e "annunciata" frana di circa 260 milioni di mq. di roccia, staccatasi dal monte Toc, precipitando nel sottostante bacino creato dalla diga del Vajont, provocò un'immane ondata che rase quasi completamente a zero il paese di Longarone e quelli limitrofi, causando quasi 2000 vittime.
La ferrata offre insoliti e spettacolari scorci sulla diga e aiuta a capire più profondamente cosa fu la tragedia del Vajont per questi luoghi e per i suoi abitanti. La diga, che verso valle si mostra ancora nell'imponenza dei suoi 261 m. di altezza, fu una delle poche, se non l'unica struttura, che resistettero all'impeto dell'onda distruttrice.
E' veramente consigliabile abbinare alla ferrata la visita guidata della diga. Nel periodo estivo, durante i fine settimana, le visite si susseguono circa ogni 30 minuti. Per gli orari é comunque bene consultare il sito www.parcodolomitifriulane.it.
Dal paese di Codissago percorrere la SR251 che sale alla diga. Al sesto tornante, prendere la strada che si stacca sulla destra e dove, dopo circa 200 m., é possibile parcheggiare l'automobile.
Dal parcheggio (m.583) prendere il sentiero alla destra della galleria carrozzabile.
Superate due gallerie per le quali é utile una torcia,
si incontrano i primi cavi della ferrata.
Si prosegue lungo un'ampia cengia,
che già offre una splendida vista verso la gola sottostante del Vajont, fino ad incontrare la prima scaletta.
La ferrata prosegue piuttosto verticale, ma sempre arrampicabile,
anche grazie alle molte staffe presenti sul percorso.
Molto suggestiva la vista verso la diga.
Superata la parte più impegnativa,
la ferrata prosegue lungo una cengia
fino ad incontrare una nuova scaletta,
superata la quale, si raggiunge in breve quelli che sono i resti della stazione di una teleferica.
La ferrata termina qui (quota m.930, 1h45' dalla partenza).
Proseguendo lungo sentiero in breve si raggiunge il tracciato del "troi de Moliesa" (sentiero CAI n.380).
Prendendolo verso sinistra si tornerebbe al punto di partenza, consigliamo invece di scendere verso destra in direzione della diga.
Dopo pochi minuti, ad un bivio, fare una breve digressione sulla destra per raggiungere un punto panoramico che offre una vista diretta sulla diga.
Ci troviamo nel punto dove erano situati gli alloggi del personale addetto alla costruzione della diga, alloggi andati completamente distrutti dall'onda creatasi a seguito della frana.
Tornati sui nostri passi, e usciti dal sentiero sulla SR251,
pochi metri sulla sinistra troviamo il punto informativo dove é possibile prenotare la visita alla diga (poco più di 2 ore dalla partenza).
Terminata la visita alla diga, torniamo sui nostri passi fino a riportarci al bivio con il sentiero che proviene dalla ferrata. Si prosegue diritti in salita lungo il "troi de Moliesa".
Al bivio per Casso, si continua a proseguire diritto su quello che ora é il "troi de Sant'Antoni" (Sentiero CAI n.395A) in direzione di Codissago. Dalla diga il dislivello in salita é di circa 200m., dopo di che si perde gradualmente quota con un lungo traverso in direzione nord. Superata la chiesetta di S.Antonio,
poco dopo si scende più decisamente con alcuni zig-zag e si raggiunge il settimo tornante della SR251 che sale da Codissago.
Prendere la strada in discesa raggiungendo, in meno di un chilometro, il bivio che in breve ci riporta al parcheggio.
■ rd, 2017-09-23
Copyright © 2010-2021 trekking-etc - Tutti i diritti riservati
Developed by gb-ing, powered by etc-cms
termini d'uso - esclusione di responsabilità - privacy e cookie