Cima Catinaccio, per Via Kiene, da Rifugio Gardeccia
Via di arrampicata molto varia sulla magnifica parete est di Cima Catinaccio. Il grado varia dal I al IV pieno, la roccia è ottima ad eccezione dei tiri centrali facili, dove vi è presenza di detriti. Sicuramente da considerare con favore da parte di chi apprezza questi gradi di difficoltà e cerca un'alternativa alla più incensata Via Dimai.
Le soste sono attrezzate o facilmente attrezzabili, sono presenti chiodi di via e buone opportunità per protezioni veloci, tuttavia martello e chiodi non dovrebbero essere esclusi dalla dotazione.
Grandi panorami dolomitici, e non solo, dalla vetta.
Si può parcheggiare a Pera di Fassa, nell'ampia area presso la stazione a valle della seggiovia per Ciampedie. Da lì si prende la navetta che porta al Rifugio Gardeccia.
NOTA IMPORTANTE: Da maggio 2019 la navetta è stata soppressa, per cui per raggiungere il Rifugio Gardeccia si prende l'impianto a fune da Pera di Fassa o da Vigo di Fassa, e poi si percorre il sentiero 504 per circa 45 minuti.
Dal Rifugio Gardeccia, si prende il sentiero 546, di fatto una strada sterrata, in direzione nord-ovest:
Quando il sentiero affianca la parete est di Cima Catinaccio, prima di inoltrarsi verso il Rifugio Vajolet, si prende a sinistra, imboccando il sentiero che porta verso il Passo delle Coronelle:
Si procede verso sud, parallelamente alla base della parete:
Grossomodo a metà parete, nel punto più comodo, si devia dal sentiero per portarsi a ridosso della parete:
L'attacco si trova in corripondenza di un corpo roccioso:
Conviene portarsi al suo culmine, risalendolo da uno dei due lati.
L1, L2: Si sale sostanzialmente dritti
con possibile sosta intermedia su due chiodi con cordino
e sosta finale su chiodo con anello:
45 m, III, IV-
L3: In obliquo a sinistra, si supera un pilastrino e si prosegue
fino a un camino, che si risale per alcuni metri, uscendone a sinistra su cengia
per trovare la sosta su due chiodi con cordino:
45 m, III, III+
L4: Prevalentemente in obliquo a sinistra, si sale superando un pilastro, poi raggiungendo e superando uno spigolo, proseguendo dritti fino alla sosta su due chiodi non molto visibili (erba).
45 m, III-, III+
L5: Per rampa obliqua a destra per pochi metri, poi su placca, in obliquo a sinistra per pochi metri
poi dritti, fino ad una evidente cengia, sosta da attrezzare:
25 m, III+
L6, L7, L8: Si procede pressoché in orizzontale verso destra
evitando in vari punti di salire invitanti roccette che obliquano verso l'alto, e stabilendo una prima sosta sul più interno di due pilastrini gemelli:
Si procede sempre in orizzontale
fino a sostare nuovamente su spuntone:
Dopo alcuni metri in orizzontale, allorquando risulta difficile superare una lama, si sale pochi metri, la si traversa a destra nel punto più facile, poi si risale un facile camino fino a una piazzola detritica dove si sosta su ottimo spuntone, a sinistra di un evidente e massiccio pilastro.
100 m circa, I e II, alla fine III
L9: Si traversa a destra per aggirare il pilastro, con passaggio esposto:
A destra del pilastro, si risale una fessura irregolare, di ottima roccia appigliata, ma ben verticale
fino alla sommità del pilastro, con sosta su spuntone.
25 m, III+, IV
L10: Su bella placca, si risale a destra di un diedro
poi su facile rampa verso destra, fino a sostare su una grossa clessidra:
40 m, III+, IV-, III
L11: Si sale sostanzialmente dritti fino alla soprastante nicchia giallastra
La si supera con movimenti in spaccata da interpretare, per poi risalire un bel diedro, prima verticale
poi inclinato a sinistra
fino stabilire una sosta, facilmente attrezzabile, su terreno più facile.
50 m, III, IV
L12: Si risale la facile rampa obliqua a destra, puntando all'evidente camino formato dalla "cotoletta":
Il camino, all'apparenza ostico, si risale senza gran difficoltà, con bellissima arrampicata in spaccata
proseguendo fino a trovare a sinistra il punto di uscita più facile
per poi risalire su rocce piuttosto facili, fino a trovare un buono spuntone per la sosta finale della via:
50 m, II, III+, II
Catino e cresta: Si risale liberamente per il catino:
fino a raggiungere la cresta
dopodiché la si percorre verso nord, superando un paio di forcelle, mantenendo la concentrazione:
Si raggiunge infine la croce di vetta.
Panorami stupendi in tutte le direzioni:
Si scende lungo la cresta in direzione nord:
Si procede sul filo di cresta, o in alcuni tratti a destra, seguendo la linea più facile. Un tratto di III grado è attrezzato con anello cementato per essere disceso in corda doppia.
Si raggiunge infine una marcata forcella:
Un chiodo cementato consente la prima di una breve serie di calate. Una calata lunga (due mezze corde da 60 m) e una breve (singola mezza corda) portano ad un tratto facilmente disarrampicabile, che permette di raggiungere l'ultimo anello, da dove una calata breve permette di raggiungere la base della parete.
Si punta poi al Rifugio Santner:
Dove si imbocca il sentiero che scende prima comodamente al Rifugio Re Alberto, poi con tratti attrezzati prosegue nel vallone che scende fino al Rifugio Vajolet. Da qui, riprendendo il sentiero 546, si torna al Rifugio Gardeccia.
■ gb, 2014-10-18
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